Volete inviarci un articolo?

Da oggi postare un articolo è ancora più semplice! Basta infatti mandarlo a: terenzio.bove@aiab.it

Si ricorda che gli articoli inviati senza firma o con carattere diffamatorio non saranno pubblicati

giovedì 1 novembre 2007

Società civile divisa su Halloween, la notte delle streghe.

Festa pagana che raccoglie i favori di metà della società civile e che il Vaticano da sempre guarda con diffidenza, anche per la vicinanza della ricorrenza con la celebrazione cristiana dei morti. Ma ora i tempi, almeno in parte sono cambiati. E anche il cattolicesimo sembra ammorbidirsi sulla ricorrenza simboleggiata dalla zucca che si richiama al capodanno celtico. Va cerchiamo di capire che cos’è questa festa.

Halloween (corrispondente alla vigilia della festa cristiana di Ognissanti) è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana, ora tipicamente statunitense e canadese, che si celebra il 31 ottobre. Tuttavia, le sue origini antichissime affondano nel più remoto passato delle tradizioni europee: viene fatta risalire al 4000 a.C., quando le popolazioni tribali usavano dividere l'anno in due parti in base alla transumanza del bestiame. Nel periodo fra ottobre e novembre la terra si prepara all'inverno ed era necessario ricoverare il bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda: è questo il periodo di Halloween.

In Europa la ricorrenza si diffuse con i Celti. All'incirca nel 2300 a.C. questa popolazione iniziò a spostarsi dalle isole Britanniche fino all'area del Mar Mediterraneo. Questo popolo festeggiava la fine dell'estate con Samhain, il loro capodanno. In gaelico Samhain significa infatti "fine dell'estate" (Sam, estate, e Fuin). A sera tutti i focolari venivano spenti e riaccesi dal "sacro falò" curato dai druidi a Tlachtga, vicino alla reale collina di Tara.

Nella dimensione circolare del tempo, caratteristica della cultura celtica, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all'anno vecchio e neppure al nuovo; in quel momento il velo che divideva dalla terra dei morti (Tir na n'Og) si assottigliava ed i vivi potevano accedervi.

I celti non temevano i propri morti e lasciavano per loro del cibo sulla tavola in segno di accoglienza per quanti facessero visita ai vivi. Da qui l'usanza del trick-or-treating.

Oltre a non temere gli spiriti dei defunti, i Celti non credevano nei demoni quanto piuttosto nelle fate e negli elfi, entrambe creature considerate però pericolose: le prime per un supposto risentimento verso gli esseri umani; i secondi per le estreme differenze che intercorrevano appunto rispetto all'uomo. Secondo la leggenda, nella notte di Samhain questi esseri erano soliti fare scherzi anche pericolosi agli uomini e questo ha portato alla nascita e al perpetuarsi di molte altre storie terrificanti.

Si ricollega forse a questo la tradizione odierna e più recente per cui i bambini, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, bussano alla porta urlando con tono minaccioso: "Dolcetto o scherzetto?" ("Trick or treat" nella versione inglese). Per allontanare la sfortuna, inoltre, è necessario bussare a 13 porte diverse.

Con il dominio romano fu esportata in Britannia la festa di Pomona, una festa del raccolto che venne associata a Samhain.

Il cristianesimo, come già la dominazione romana, tentò di incorporare le vecchie festività pagane dando loro una connotazione compatibile con il suo messaggio.

Papa Bonifacio IV istituì la festa di tutti i santi; nella festa, istituita il 13 maggio 610 e celebrata ogni anno in quello stesso giorno, venivano onorati i cristiani uccisi in nome della fede. Per oltre due secoli le due festività procedettero affiancate, sino a che papa Gregorio III (731-741) ne fece coincidere le date. Secondo altre fonti, fu invece Sant'Odilone di Cluny che nel 1048 decise di spostare la celebrazione cattolica all'inizio di novembre al fine di detronizzare il culto di Samhain. Quell'anno l'Ognissanti fu spostata dal 13 maggio al 1 novembre per dare ai cristiani l'opportunità di ricordare tutti i santi e, il giorno dopo, tutti i cristiani defunti (Commemorazione dei Defunti). Per questo nei paesi di lingua inglese la festa divenne Hallowmas, che significa "messa in onore dei santi"; la vigilia divenne All Hallows Eve, che si trasformò nel nome attuale, Halloween.

Le popolazioni celtiche cominciarono a non fare più differenza tra le due e, già nel XVI secolo, si era quasi del tutto persa la memoria della vecchia tradizione. Si ebbe, inoltre, una recrudescenza di proibizionismo dal 1630 al 1640, quando la chiesa cattolica fece in modo di far sopprimere ogni festa di tipo pagano legata a questa ricorrenza.

Alcuni storici ritengono, inoltre, che il ruolo femminile nella società celtica fosse paritario all'uomo e che nella festa di Samhain le donne fossero protagoniste. Secondo loro la concezione della donna come sottomessa all'uomo sarebbe stata introdotta dal cristianesimo o, quantomeno, questo l'avrebbe fortemente incentivata. La connotazione femminile dell'antica festa celtica potrebbe essere stato un ulteriore incentivo a voler cancellare il significato originario della festa di Samhain. Ipotesi del genere nascono dal pregiudizio diffuso sulla responsabilità del cristianesimo in tutto ciò che ha degradato l'umanità. La realtà storica è che la donna era sottomessa all'uomo in quasi tutte le culture antiche, specialmente in quella greca e romana.

Così scrive Rodney Stark, un sociologo statunitense (non cattolico), nel suo libro The Rise of Christianity, all'inizio del capitolo dedicato al ruolo delle donne nell'affermazione del cristianesimo: «In mezzo alle denunce contemporanee della cristianità come patriarcale e sessista, viene facilmente dimenticato che la chiesa delle origini era talmente attraente per le donne che nel 370 l'imperatore Valentiniano inviò un ordine scritto a papa Damaso, richiedendo che i missionari cristiani smettessero di visitare le case di donne pagane. Sebbene alcuni scrittori classici abbiano sostenuto che le donne erano facile preda di ogni superstizione straniera, i più hanno riconosciuto che la cristianità era per loro insolitamente attraente perché all'interno della sottocultura cristiana le donne godevano di uno status molto più elevato di quello delle donne nel mondo Greco-Romano in generale»[1]

È diffusa l'idea che furono gli irlandesi a inventare le celebrazioni di Halloween negli Stati Uniti; in realtà, questa ricorrenza è legata al passato della maggior parte dei popoli europei, ognuno con le proprie tradizioni. È negli Stati Uniti che tutte queste tradizioni confluirono fino a portare alle moderne celebrazioni.

Inizialmente era una festa regionale, le cui caratteristiche erano legate alle culture degli immigrati ed alla fede religiosa personale.

In epoca vittoriana furono gli strati più elevati della società ad impadronirsi della festa: era di moda, negli Stati Uniti, organizzare feste, soprattutto a scopo benefico, la notte del 31 ottobre. Era necessario eliminare i collegamenti con la morte ed amplificare i giochi e la parte scherzosa della festa.

Già nel 1910 le fabbriche statunitensi producevano tutta una serie di prodotti legati unicamente a questa festa. Prende in questo periodo la connotazione di "notte degli scherzi" o "notte del diavolo", durante la quale ci si abbandonava all'anarchia ed erano ricorrenti gli atti di vandalismo, fino al punto da ritenere opportuno l'annullamento della festività.

Con la seconda guerra mondiale si fece leva sul patriottismo americano e la festa servì a tenere alto il morale delle truppe ed il vandalismo degli scherzi di peggiore specie venne eliminato.

Terminato il conflitto mondiale i bambini si impossessarono della festa, anche grazie alle aziende, che dedicarono a loro tutta una serie di costumi, dolci e gadget trasformando la festa in un affare commerciale. Alimentarono l'affare con storie di lamette nei dolci e avvelenamenti di caramelle fatte in casa, inducendo gli americani a volgersi verso dolci preconfezionati.

È usanza ad Halloween intagliare zucche con volti minacciosi e porvi una candela accesa all'interno.

Questa usanza nasce dall'idea che i defunti vaghino per la terra con dei fuochi in mano e cerchino di portare via con sé i vivi (in realtà questi fuochi sono i fuochi fatui, causati dalla materia in decomposizione sulle sponde delle paludi); è bene quindi che i vivi si muniscano di una faccia orripilante con un lume dentro per ingannare i morti). Questa usanza fa riferimento anche alle streghe, che nei tempi più remoti venivano bruciate sui roghi o impiccate; infatti, oggi si pensa che queste vaghino nell'oscurità della notte per rivendicare la loro morte (abbigliate in maniera più o meno orrenda) e ne approfittano per usare il loro potere ad Halloween, quando quest'ultimo aumenta in misura maggiore rispetto alla loro normale paranormalità. L'usanza è tipicamente statunitense, ma probabilmente deriva da tradizioni importate da immigrati europei: l'uso di zucche o, più spesso in Europa, di fantocci rappresentanti streghe e di rape vuote illuminate, è documentato anche in alcune località del Piemonte, della Campania, del Friuli (dove si chiamano Crepis o Musons), dell'Emilia-Romagna, dell'alto Lazio e della Toscana, dove la zucca svuotata era nota nella cultura contadina con il nome di zozzo).(wikipedia )

lunedì 29 ottobre 2007

PREZZI, IRREGOLARE 1 ETICHETTA DI FRUTTA SU 4





Coldiretti chiede maggiori controlli nei mercati contro ortofrutta straniera spacciata come italiana

orto.jpg "La nostra provincia vanta una produzione ortofrutticola d'eccellenza: basti pensare ai radicchi a marchio, che dalle prossime settimane arriveranno sul mercato. Eppure il rischio di comprare frutta e verdura dalla provenienza dubbia è ancora elevato". E' quanto afferma Coldiretti Padova, sottolineando la necessità di estendere i controlli sull'origine dei prodotti anche al settore dell'ortofrutta.
"Nonostante gli obblighi di legge - afferma Marco Calaon, presidente di Coldiretti Padova - almeno una etichetta su quattro nei banchi di vendita è irregolare poiché non indica la provenienza, con il rischio che vengano spacciati come italiani prodotti stranieri con effetti speculativi sull'andamento dei prezzi. Anche nei nostri mercati sono necessari maggiori controlli perché non sempre le indicazioni dell'origine, della categoria e del prezzo sono chiare. La mancanza delle etichette con l'indicazione dell'origine impedisce di fare scelte consapevoli e di capire quali prodotti sono di stagione nel nostro Paese e quale è quindi il momento migliore per acquistare le arance, i kiwi o le pere, che evidentemente non sono presenti in Italia dodici mesi all'anno. Inoltre cresce il rischio che senza saperlo i consumatori, pensando di acquistare pomodori campani o pugliesi, verdure siciliane o venete o frutta secca di prima qualità portino a casa a caro prezzo un prodotto di scarto di origine belga, olandese, spagnola, marocchina o turca".
In relazione al piano contro le speculazioni varato dal Governo per i settori dei cereali e del latte, Coldiretti Padova sottolinea l'importanza di far applicare le norme del decreto legislativo 306/02 che definiscono le sanzioni per chi non rispetta l'obbligo di indicare in etichetta le informazioni relative all'origine, alla categoria, alla varietà, nonché al prezzo della frutta e verdura messe in vendita sia nel caso di prodotti confezionati che in quelli venduti sfusi, per i quali possono essere utilizzati appositi cartelli o lavagnette.
Del resto le speculazioni sui prezzi sono sempre in agguato. "Secondo i dati rilevati dall'Istat - aggiunge Walter Luchetta, direttore di Coldiretti Padova - per la frutta si è registrato a settembre un aumento dei prezzi al consumo del 5,6 per cento mentre alla produzione in campagna i prezzi sono stati sostanzialmente stabili (+1,74 per cento) sulla base dei dati Ismea".

Ufficio Stampa Coldiretti Padova

domenica 28 ottobre 2007

RADUNO MONTA WESTERN A MARSICO NUOVO

Carmine Buono del Country club di Satriano si aggiudica il primo premio

Marsico Nuovo - La manifestazione appartenente al mondo “della monta western” svoltasi a Marsico Nuovo presso il centro ippico “Le sorgive Ranch” , non poteva essere che lusinghiera e positiva. Lo sport equestre che si richiama alla NBHA (National Barrel Horse Association) di chiara ispirazione americana, ha trovato nel centro valligiano un nuovo polo di aggregazione. La cittadinanza, ha risposto alla grande, scoprendo un nuovo filone sportivo che fa del contatto con la natura e della passione per i cavalli un punto di unione.

Per prendere parte alle gare, sono arrivati nel centro valligiano numerosi cavalli anche di particolare prestigio e valore e provenienti anche da regioni limitrofe. I cavalieri, di ogni età (i più piccoli, Luca Danella 13 anni e Francesco Bruno 15 anni) hanno gareggiato nelle varie specialità. Le tipologie del “Pole Banding” e del “Barrel Racing”, si sono caratterizzate come gare di regolarità a cronometro su un percorso segnato da sei paletti posti il linea retta per il Pole, mentre il Barrel è consistito nel dribblare tre barili posti ai tre spigoli di un ideale triangolo isoscele. Tutti i partecipanti hanno dato dimostrazione di come in questo sport il cavallo deve essere considerato il fattore primario, più importante di qualsiasi altra cosa. Infatti il benessere del cavallo deve predominare sulle esigenze dei cavalieri.

Le discipline Performance Western vengono praticate con l’obbiettivo di avvicinare all’equitazione americana i cavalieri di ogni livello e migliorare le tecniche equestri praticate nel nostro paese. Le gare quindi offrono un’occasione di raffronto simultaneo per considerazioni di tipo sportivo e culturale. Le gare di Performance sono la naturale parte agonistica del progetto delle Associazioni di scuola western rispettando il regolamento F.I.S.E.

Il primo premio è andato al cavaliere Carmine Buono, secondo classificato Antonio Giovinazzo entrambi del Cuntry club di Satriano, mentre terzo si è classificato Antonio Nardozza del club di Tito. Quarto e quinto classificato Antonio Orlando e Carmine Danella della associazione ospitante “sorgive ranch”. Grande soddisfazione è stata espressa dal patron della manifestazione Giuseppe Bruno che ha invitato i numerosi spettatori accorsi ad avvicinarsi a questo sport per nuove ed avvincenti sfide.

L’equiturismo rappresenta un settore sempre più in grado di valorizzare l’agricoltura in chiave multifunzionale

Raduno di monta western a Marsico Nuovo

Alle gare FISE circa 40 partecipanti provenienti anche dalla Puglia, Campania e Calabria.

Marsico Nuovo- Le opportunità che vengono dall’equiturismo sono molteplici e consentono di promuovere in maniera unitaria ma con chiara distinzione di ruoli le tante risorse ambientali, sociali ed enogastronomiche della Basilicata. Ad affermarlo il presidente dell’equiturismo Italia Salvatore Summa intervenuto alla conferenza di apertura del raduno di monta western in programma presso il centro ippico “le sorgive di Marsico Nuovo a cui hanno preso parte il consigliere regionale Gaetano Fierro, Il presidente dell’AIAB Basilicata Terenzio Bove ed il consigliere del comune di Marsico Nuovo Carmine Notarfrancesco.

L’equiturismo- ha spiegato Summa nella relazione introduttiva- si presenta alle comunità locali come un momento prezioso di condivisione dei temi e delle esperienze che si sviluppano nell’ambito rurale. Una manifestazione questa, incentrata sul ruolo innovativo dell’agricoltura: sempre più legato al tessuto economico e sociale, ma capace di guardare a funzioni nuove, attente alla sostenibilità ambientale, al paesaggio, alla tradizione, alla cultura e soprattutto praticare uno sport meraviglioso: il Turismo Equestre. Settore questo che avrebbe bisogno di maggiore attenzione, soprattutto da parte dei comuni, i quali dovrebbero farsi carico di promuovere progetti integrati al fine di favorire tale sport che concorre anche alla promozione del territorio. Il vicepresidente della terza commissione agricoltura della Regione, Fierro, intervenendo al dibattito ha confermato che la regione negli ultimi anni ha lavorato in questa direzione ed a tal proposito si è fatto carico della redazione di un piano di sviluppo rurale sul quale l’UE ha espresso encomio per il lavoro svolto. Nell’intervento non è mancato un riferimento all’aggregazione del Cilento e del Vallo di Diano alla Basilicata. Secondo Fierro tale azione storica arriverebbe a coronamento di una sentita e diffusa stagione ideale e che costituisce non solo l’approdo naturale di un processo culturale che viene da lontano, ma soprattutto l’affermazione di una volontà collettiva disposta a dichiarare, attraverso strumenti democratici, la propria partecipazione alla causa della Grande Lucania. Essa- continua Fierro- non è una identità geopolitica di oggi, ma è nata tanto tempo fa e si è sviluppata sulla base di valori quali la democrazia, la tolleranza, la libertà e la cultura. Basta pensare- conclude- che nel passato- si estendeva dalla Porta di Ascea fino alle Tavole Palatine di Metaponto, dal Promontorio di Capo Palinuro fino alla foce del Basento sullo Ionio. Nei vari interventi si è anche sottolineato come la multifunzionalità viene vista oggi dal settore agricolo come una opportunità economica per le aziende: infatti cerca di tradurre queste funzioni in forme di remunerazione che consentano la sostenibilità economica del settore, attraverso la fornitura di servizi, inclusi quelli per i quali il pagamento diretto da parte della collettività tradizionalmente non avviene (es. alcuni servizi d’uso del territorio agricolo e forestale). L’entità di questa richiesta di servizi è continuamente crescente. Le loro caratteristiche sono le più varie, in relazione al cambiamento del tenore di vita medio e ad una maggiore disponibilità di tempo libero per larghe fasce della popolazione. Anche il rapporto con il territorio chiama l’agricoltura in modo sempre più esplicito a svolgere direttamente un lavoro di salvaguardia e gestione delle risorse, quali acqua, suolo e vegetazione. In sintesi, i caratteri di multifunzionalità del territorio agricolo e rurale possono essere distinti, anche se in modo molto schematico, nelle quattro funzioni principali: produttiva, ambientale, paesaggistica, ricreativa. Dal punto di vista delle politiche di settore, l’uso ricreativo delle risorse agricole è, insieme con il tema della conservazione della biodiversità, uno degli obiettivi prioritari di riqualificazione dell’attività agricola. Alle funzioni ricreative è assegnato, in particolare, un ruolo fondamentale nel favorire i processi di sviluppo rurale. La giornata è stata anche occasione per raccogliere firme contro gli OGM. (TB)