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venerdì 5 ottobre 2007

Le primarie atipiche degli ogm: sfidano quelle del Pd ma non sciolgono i dubbi

Realizzata da  Emanuele Vezzaro
Ogm sì, ogm no, il made in Italy si interroga.
Dal 15 settembre al 15 novembre le strade d’Italia saranno occupate dai banchetti per la raccolta di firme. Anzi, per il voto, con tanto di scheda referendaria. E la domanda è: “Vuoi che l’agroalimentare, il cibo e la sua genuinità, siano il cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversità, libero da Ogm?”
Una consultazione del tutto inedita (la Gran Bretagna organizzò un grande dibattito sugli Ogm nel 2001, ma l’iniziativa in quel caso fu governativa). E coraggiosa: i promotori sperano di portare al voto almeno tre milioni di italiani, nonostante la concomitanza delle primarie del Pd. Ma qui i promotori non sono veri e propri politici (benché il leader, Mario Capanna, abbia un passato da contestatore, da europarlamentare e un presente da presidente della Fondazione dei Diritti Genetici) ma una coalizione di 29 organizzazioni (dalla Coldiretti alle Acli, dalla Lega Coop al WWF, con quella strana comunione di intenti che poche volte ha raggruppato la destra e la sinistra italiane) che operano negli ambiti più disparati: dei consumatori, degli agricoltori, della scienza, dell’artigianato e della piccola e media impresa, della cultura, delle autonomie locali e ambientaliste. La consultazione nazionale durerà due mesi, fino al 15 novembre, e i promotori sperano di arrivare a tre milioni di firme.
Referendum o primarie, il problema di sempre è la chiarezza. Ci si capisce ancor meno che con la legge sulla procreazione assistita. Perché gli argomenti (e la posta) in gioco sono seri e vasti e perché tra favorevoli e contrari ai prodotti modificati geneticamente, spesso, la partita si incaglia alle accuse reciproche. Il partito del sì accusa il partito del no di essere a servizio della lobby che vuole fermare la scienza e questi ultimi rispondono che non vogliono limitare la ricerca, ma mettere dei vincoli fino a che non sia chiaro se i prodotti manipolati facciano male o meno. Va detto anche che in Italia la produzione agricola è sempre più orientata al biologico. E con 153 prodotti tra Dop (denominazione d’origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta) siamo leader in Europa per prodotti certificati e leader indiscussi del biologico (un terzo delle imprese biologiche europee sono italiane). E allora il dibatto da noi riguarda un altro capitolo.

Per Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace, “in Italia la produzione animale è rimasto l’unico vero ricettacolo degli ogm, perché qui i consumatori ne perdono le tracce, dato che su prodotti quali latte, carne, uova e formaggio, le etichette non specificano se sono stati usati Ogm nell’alimentazione dell’animale di provenienza”.
Domenica 7 ottobre sarà l’occasione per vederci più chiaro: in oltre 50 piazze d’Italia sarà la Biodomenica di Legambiente, Coldiretti e Aiab.
Altre info sul sito della coalizione. E per le domande più frequenti sull’argomento, ecco le risposte di Greenpeace. Qui, invece, la campagna e l’ informazione pro Ogm.

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Fonte panorama

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