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mercoledì 26 settembre 2007

Le tipicità italiane non hanno bisogno di Ogm



di VALENTINO VALENTINI - Presidente di Res Tipica e Città del Vino

- 25 Settembre 2007 -

No al vino OGM. Sì alla valorizzazione dei vitigni autoctoni e antichi.
No alla “manipolazione” genetica. Sì alla ricerca clonale.
Le Città del Vino, l’associazione nazionale che raggruppa oltre 550 Comuni italiani nei cui territori si producono vini a denominazione di origine, è da sempre apertamente schierata contro l’ipotesi di un “vino geneticamente modificato” e più volte ha lanciato campagne di sensibilizzazione che, a partire dagli Enti Locali associati, hanno coinvolto i cittadini, i produttori, i consumatori di vino.
Pertanto è stato necessario aderire alla Coalizione “Italia Europa - Liberi da OGM”, perché siamo convinti che il nostro Paese non abbia bisogno, per promuovere i suoi prodotti, tutti idealmente compresi nel nostro ricchissimo paniere agro alimentare, variegato e di altissima qualità, di aggiungere (o togliere) nulla rispetto a quanto madre natura non abbia già aggiunto o tolto nel corso del tempo.

Non siamo certo contrari pregiudizialmente alla ricerca, tutt’altro, ma crediamo che nel campo della genetica ci si debba muovere con grande accortezza. Come stanno facendo alcuni studiosi italiani e francesi che hanno reso possibile la “decifrazione” del genoma della vite. Si tratta di un risultato di estrema importanza. L’ulteriore ricerca potrà portare, secondo quanto affermano gli studiosi, a conoscere quei geni che sono alla base dei caratteri di un vitigno per poi passare alla comprensione di come diversi vitigni producono certi loro caratteri.
Utilizzando queste nuove conoscenze potremmo anticipare i risultati del miglioramento genetico. Oggi per costituire un nuovo clone per incrocio ci vogliono circa 20 anni, ma con l’utilizzo delle informazioni genetiche si potranno ridurre questi tempi a 4 o 5 anni. Si potranno scartare o selezionare, già a partire dalle giovani piantine, piante che posseggono certi geni “marcatori” di quel determinato carattere che si vuole moltiplicare. Pensiamo ai benefici che si potranno ottenere tenendo conto, ad esempio, delle variazioni climatiche e quindi dell’adattabilità o meno di certi vitigni a nuove condizioni ambientali.

L’apertura tout court alle viti ogm, invece, fatta già da alcuni anni in sede di Comunità Europea, può provocare conseguenze ancora non conosciute sull’ambiente e una contaminazione anche ai terreni limitrofi ai vigneti potenzialmente interessati. Resta poi impensabile poter anche solo parlare di vini costruiti in laboratorio, di vini fabbricati in provetta. Tutto ciò potrebbe provocare danni enormi ai produttori di qualità; gravi rischi per le produzioni di pregio, compromettendo irreparabilmente il legame tra vino e territorio, che sta alla base della qualità ed è condizione irrinunciabile della tipicità italiana.

Ma non c’è solo il vino. Il nostro Paese è straordinariamente ricco di prodotti, e quindi di sapori e di odori, ma anche di saperi e di tradizioni, di culture che non possono essere assolutamente perdute.
Per questo è nata Res Tipica, la rete delle Città di Identità voluta dall’Anci e che ho l’onore di presiedere, che riunisce tutte le associazioni di Comuni che si identificano con un prodotto (sia esso frutto del lavoro rurale, sia dell’ingegno artigianale) e con il suo rapporto con il territorio.

La difesa delle nostre tante identità non può che passare attraverso la difesa della qualità e della riconoscibilità dei prodotti, valorizzando forme di turismo lento legato proprio alla scoperta di questi prodotti e alle esperienze sensoriali che ne derivano, incentivando lo sviluppo locale in forme compatibili con l’ambiente e tutelando i nostri bellissimi paesaggi.

La lotta contro gli OGM deve essere decisa e decisiva, perché potenti sono le grandi industrie che premono affinché i governi soddisfino le loro pretese commerciali spesso dettate solo dall’obiettivo del massimo profitto, incuranti di altri valori, imprescindibili e irrinunciabili in un’ottica di salvaguardia delle produzioni tipiche di qualità e del territorio.
Il riconoscimento di tali valori, la convinzione dello loro importanza, l’impegno efficace e unanime sono le premesse che possono garantirci i migliori risultati in termini di tutela della qualità e della tipicità delle produzioni e dell’ambiente.

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